Intervista con il Macoproject Film Festival [New York, Los Angeles] a Christian Candido e a cast e troupe di Boombox
The film takes place in Turin where you were born. How much of the script is based on your own upbringing?
Sono nato e vissuto finora a Torino e Boombox (The God of The Dance) è un tributo ad una città molto vivace artisticamente e culturalmente. Le location scelte (il pub “Panta Rei”, la scuola di ballo “Accademia Carma”, gli esterni di Piazza Vittorio Veneto e la casa di Pepi e Stella) sono luoghi frequentati da giovani, artisti e universitari torinesi, e ne esprimono la vitalità. Ma le locations rappresentano anche i punti nodali delle diverse storyline. Infatti Pepi e Boom si incontrano nella piazza centrale della città e la Scuola di Ballo “Carma”, dove inizia la maturazione del personaggio di Pepi, è un centro d'incontro ricreativo piuttosto rinomato in città.
A Torino ho studiato Cinema, mi sono laureato in Semiologia del Cinema e degli Audiovisivi e nei miei film cerco di esprimere sempre livelli di significato diversi. Anche in Boombox abbiamo lavorato su più piani espressivi per intrattenere un pubblico più ampio possibile ma nello stesso tempo non rinunciare alla sperimentazione artistica e tecnica che, ad un’ attenta lettura dell’opera, rivelano un livello contenutistico più profondo. Ad esempio, nella scena di incontro tra Boom e Pepi, abbiamo cercato di valorizzare la splendida Piazza Vittorio Veneto, inserendo sullo sfondo dell’inquadratura, anche durante il loro dialogo, lo sfocato delle luci e, quando appare Boom un effetto di compositing (Boris Fx BCC Glare), per esprimere al meglio la magia del momento.
How familiar were the locations (e.g. the pub?) Were cast members all locals? Childhood friends even? The opening credits slam about seven minutes into the film, after introducing the concept of the boombox.
Le locations sono familiari sia per il cast che per la crew, il pub “Panta Rei” è uno dei punti di ritrovo del centro di Torino per artisti, musicisti e creativi ed è un locale in cui ci rechiamo anche noi di frequente. Tornerà infatti come location nella serie tv “Boombox (The God of The Dance)”, per cui ho da poco concluso la sceneggiatura. Il titolare del pub è stato estremamente disponibile alle riprese (tant’è che anche il suo personaggio tornerà con delle strane gag nella serie). La sequenza del pub fornisce al cortometraggio un inizio dinamico, un ritmo visivo e musicale coinvolgente e permette di introdurre in modo naturale Pepi, i suoi collaboratori, tra cui il barman (interpretato da Andrea Riccardo Conte), Holly j. (il cliente che chiama Pepi, interpretato da Alessandro Conte) ed altri personaggi secondari. Anche la Scuola di Ballo “Accademia Carma” è per noi familiare poiché l’attrice che interpreta Pepi (Francesca Annicchiarico) è stata allieva di balli latino-americani proprio in questa scuola ed io stesso, per preparami a girare il cortometraggio, ho seguito per un anno un corso di salsa… Quando Pepi esce dal pub abbandona appunto questa sua “zona di comfort” e rimane da sola nella città… Cammina di fretta, è nervosa perché deve preparare degli esami di ingegneria ed è in ritardo con lo studio, inoltre deve recarsi immediatamente a casa per preparare la cena alla sua coinquilina Stella (Alessia Debandi), cui è legata da una bella amicizia (Francesca Annicchiarico e Alessia Debandi sono amiche anche nella vita reale), nonostante le due abbiamo caratteri molto diversi. Il piano sequenza che segue Pepi all’uscita dal pub esprime tutte le sue insicurezze, fino all’incontro con Boom. La sequenza è stata girata sotto i portici di Piazza Vittorio Veneto, con camera a mano e uno stile che ricorda l’horror (ci sono echi della Torino misteriosa e magica di Dario Argento) per evidenziare il claustrofobico mal di testa di Pepi, generato dall’arrivo di Boom nel nostro universo. Da questo momento in poi, per Pepi, tutto si trasformerà in fiaba: dalla radio parlante che le ruba la voce, agli gli equivoci con Stella, all’immersione del personaggio nella città, fino al climax finale alla scuola di ballo.
Così i titoli intervengono solo dopo l’arrivo della Boombox, nella sequenza iterativa che vede Pepi e Boom vagare per Torino, oppure le vede prigioniere delle inquadrature con background velocizzato, immerse insieme nel caotico traffico cittadino. Qui a guidare lo spettatore è ancora una volta la musica, che esprime con efficacia il “perdersi” dell’uomo nel paesaggio urbano.
Why was it important to introduce the boombox before beginning the film?
In relazione a quanto detto sopra, è importante presentare il personaggio di Boom (a cui da voce Manuela Villanova) nei primi minuti del cortometraggio, perché questo crea da subito curiosità e suspence nel pubblico. Noi non sappiamo se Boom sia buona o cattiva e perché sia comparsa proprio a Pepi, queste dinamiche infatti sono state affrontate e dettagliate meglio nello script della serie-tv… Ma sappiamo che il personaggio bambino-robot-giocattolo di Boom ci appare da subito simpatico (vedi R2D2 o Grogu in Star Wars) perché architetta dei dispetti, ruba le voci, ripete le parole come un pappagallo, è molto affamato, ecc… Boom è insieme (per noi e per lo spettatore) il nostro Deus Ex Machina, la nostra pistola di Cechov e soprattutto, un personaggio che, sin da subito, è in grado di condividere le difficoltà, le timidezze e le avventure di Pepi nella città. Come sappiamo, il cinema comunica emozioni e descrive sempre legami…proprio qui, nella sequenza del traffico accelerato, nasce il curioso legame tra Boom e Pepi.
Francesca Annicchiarico plays our main character Pepi but you have Manuela Villanova doing the voice of Boom. What was the decision behind different voices for what are theoretically the same character?
[Response from Francesca Annicchiarico (Pepi) and Manuela Villanova (The voice of Boom) ]
Pepi e Boom sono due personaggi diversi che svolgono due differenti funzioni nel plot principale di Boombox (The God of The Dance), però hanno un percorso di crescita e agnizione molto simile. Se Pepi è l’eroina, Boom ne è sia il mentore (vedremo che nella serie-tv questo ruolo verrà interpretato invece dal Professor Z. e dalla Ragazza Misteriosa) sia una fantastica spalla comica. I loro duetti pieni di nonsense e i dispetti di Boom ci ricordano vagamente i battibecchi di Tony Curtis e Jack Lemmon in “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder e tengono alta l’attenzione dello spettatore che inizia a simpatizzare, pur in un brevissimo tempo scenico, per questa improbabile coppia. C’è un parallelismo tra la condizione iniziale di Pepi, che non è soddisfatta della sua vita e davanti a Felix ammette che “non si sente mai abbastanza preparata” e Boom, che, nonostante le sue capacità e conoscenze tecnologiche, è in difficoltà nel comunicare correttamente, poiché deve imparare tutto del mondo umano. Sembra quasi che ambedue stiano scappando da qualcosa o da qualcuno, o forse ancor più da sè stesse…
When Pepi begins to think of responses, we see flashes of photos, almost like she herself is an automaton. Are these images a part of the “Cartoon Version?”
Quando Pepi arriva alla scuola di ballo si notano tutta la sua timidezza ed il suo imbarazzo… Già nella scena con la coinquilina Stella lei stessa ammette: “Sai che non so ballare, sono anche impacciata!”. Quando si affaccia alla ringhiera dell’ingresso dell’Accademia Carma, ne è affascinata ma nello stesso tempo intimidita, infine è letteralmente trascinata dentro da Boom. La radio sente la musica ed è curiosa di scoprire questo luogo dove gli umani trasmettono canzoni e si muovono al loro ritmo. Boom è interessata a tutto il nostro mondo ed infatti, attraverso un continuo e fastidioso processo di scansione delle frequenze, riproduce parti di canzoni, suoni, rumori e addirittura la telecronaca di una partita sudamericana! Pepi al contrario è rigida, meccanica, robotica e risponde a caso alle domande di Felix e Alex, cercando suggerimenti nell’ambiente circostante. Addirittura falsifica il suo nome, dicendo di chiamarsi “Salsa”, perché lo vede scritto su un poster appeso nell’atrio della scuola.
Questa sequenza pastiche è altresì un omaggio allo humor newyorkese di Woody Allen, si pensi alla scena dell’invito del venerdì in “Io e Annie”, dove l’imbarazzo dei due si esprime in un dialogo quasi surreale. Qui Pepi diventa anche lei una radio, emettendo frasi senza significato come la divertente: “Io non bevo ai Caraibi…”. Inoltre le continue interferenze di Boom donano alla scena un’atmosfera fiabesca e irreale, ma nello stesso tempo portano ad un climax di delicata tensione, che, a ben vedere, si svolge tutto nella testa di Pepi. Sono immagini mentali sia il cocktail giallo che il cartellone con la scritta “Salsa”, che si alternano nella sua mente come in un ingenuo cartoon e si confondono con la realtà. La recitazione di Francesca, Cristian e Chiara nella scene girate alla Scuola di Danza presuppone un complesso alternarsi di registro comico e drammatico nell’arco di pochi minuti. Infatti la leggera schizofrenia di Pepi la fa sentire spesso inadatta e inappropriata, ma è anche il canale attraverso cui solo lei riuscirà a cogliere il legame tra il nostro mondo e l’universo fiabesco da cui Boom arriva. Si potrebbe aprire un discorso interessante sul personaggio inadatto, stravagante, incapace di relazionarsi adeguatamente ai suoi simili, eppure così speciale: Sheldon, il geek contemporaneo magistralmente tratteggiato nel comedy show “The Big Bang Theory” da Jim Parsons.
How much does the line, “in life, it never helps to be prepared” represent your own philosophies?
[Response from Cristian Audino (as Felix – The Dance Teacher)]
Questa frase significa che, in alcune circostanze della vita è utile “buttare il cuore oltre l’ostacolo” per andare oltre i propri preconcetti e mettere in discussione sè stessi e le proprie idee. La frase di Felix ha due piani di lettera, il primo è quello narrativo del film, dove è un insegnamento di vita per Pepi: non sempre serve essere preparati nella vita, ogni tanto è necessario buttarsi, farsi prendere dalle proprie emozioni e viverle! Ad esempio quando balliamo ci lasciamo alle spalle pensieri, problemi e la paura di non sentirci adeguati, per vivere il ritmo, la musica e il momento presente. Da qui deriva un senso di libertà profonda che aiuta tantissimo Pepi a sentirsi adeguata al mondo che la circonda. In fondo è il regalo che Boom, Felix, Alex e l’Accademia Carma fanno alla protagonista. E su queste basi che nasce anche l’attrazione tra il maestro di ballo e la studentessa. Inizialmente Felix la giudica come una persona bizzarra e insicura, poi, grazie ad alcuni suoi piccoli e teneri gesti, scopre un lato di lei profondo e sensibile: una ragazza un pò sola, timida e con molte responsabilità sulle spalle, ma capace di mettersi in gioco e soprattutto di cambiare il suo punto di vista su sè stessa.
Felix sarà il primo ad accorgersi delle grandi potenzialità empatiche di Pepi, che si sprigioneranno appieno nella serie-tv. Il secondo piano di lettura riguarda la stessa produzione del cortometraggio: le difficoltà incontrate nel girare le scene, la disponibilità delle locations, le soluzioni di messa in scena, lo studio sui dialoghi, le sfumature di recitazione ed infine il doppiaggio di tutte le battute. Abbiamo dovuto letteralmente “gettare il cuore oltre l’ostacolo” per completare questo progetto.
There is a clear juxtaposition between Pepi’s tender dance with Felix to the woman dancing solo to her headphones.
[Response from Chiara Doria (as Alex, The Dance Teacher)]
Il personaggio di Alex danza con le sue cuffie perché vive nel suo mondo, un mondo interamente fatto di Musica. Essendo una dj ed una maestra di ballo ha un rapporto intimo e particolare con la Musica e con il Ritmo. Nello stesso tempo però Alex ha una personalità aperta ed empatica, ama confrontarsi con le opinioni altrui, insegnare danza e fare squadra nelle competizioni di ballo. L’empatia e la curiosità sono caratteristiche fondamentali del personaggio di Alex, tant’è che, iuando Pepi, esausta e disperata, lancia Boom a terra e la danneggia, è lei che la recupera e tenta di aggiustarla. Lo fa per sensibilità verso Pepi, ma anche per una sua innata curiosità per tutto ciò che è tecnologico, creativo, strano o nuovo. E’ infatti lei la prima a chiedersi: “Una radio con i retrorazzi…ma da dove viene?”. Forse scopriremo che Alex, nella serie-tv, avrà un ruolo importante nel dare una risposta a questa domanda. La stessa Chiara Doria, che interpreta Alex, è una musicista e cantautrice. Alex e Pepi sono simili ed opposte allo stesso tempo, questo è il fascino dei due personaggi, gli unici che si rapportano a Boom parlandole direttamente e a cui la radio stessa si rivolge.
You had experience directing dance theater before this film. What was it like working with the Academia Carma’s dancers for the climactic dance scene?
La Scuola di Ballo Accademia Carma, come già accennato sopra, risulta una location familiare per alcuni di noi. Ma non solo per questo l’abbiamo preferita come location ad altre ottime scuole di ballo. Insieme allo staff di coreografi del Carma abbiamo provato salsa, bachata e rueda, scegliendo con cura brani e passi di danza. In particolare ringraziamo il maestro Mirko Volonnino per averci trasmesso il suo carisma, la sua esperienza e la sua gioia nel ballare, la segreteria e tutti i ballerini della Scuola che hanno contribuito ad animare una messa in scena composta dagli straordinari colori caldi e dalla delicata sensualità gestuale. Abbiamo realizzato quindi una sequenza in cui la pista da ballo diventa essa stessa personaggio principale, in grado di riunire in una complessa performance corale tutti i protagonisti del film. Come regista mi hanno sempre affascinato le scene corali realizzate da Fellini, Kurosawa, Visconti, Scorsese o Zhang Yimou. E le loro coreografie di grande eleganza e potenza scenica. Ho deciso che la location della sequenza culminante di “Boombox (The God of The Dance)” sarebbe stata l’Accademia Carma quando ho assistito ad alcune lezioni di Milonga e Tango... Sembrava di essere dentro ad un film di Almodovar…Mi convinsi allora che la storia di “Pepi” non poteva che culminare li!
What inspired the otherworldly sound design of Boom?
[Response from Mario Ordine (Boombox sound designer) and Christian Candido
Per il sound design di Boom abbiamo considerato che la radio arriva da un altro universo, dove le regole dell’acustica e della fisica potrebbero essere anche molto differenti dalle nostre. Abbiamo quindi lavorato insieme a Christian sulle tracce musicali, sui suoni e sui rumori che impostano l'intero ritmo audiovisivo del corto, come a creare un’unica sinfonia. In questo senso i“bip” di Boom indicano una scansione dell’ambiente circostante prima dell’azione. Di solito la radio attiva i retrorazzi per muoversi dopo aver emesso dei “bip”. Mentre i “buzz” di disturbo segnale/rumore indicano anche delle interferenze tra il nostro universo e il “Portale del Suono”. Possiamo infatti svelare in questa sede che Boom proviene da un universo parallelo al nostro, composto solamente da suoni, rumori, musiche, e giunge nel nostro attraverso un tunnel quantistico… Questo universo ci viene descritto meglio nello script degli episodi 7 e 8 della serie-tv, ma al momento non possiamo svelarvi nulla di più… Quando Boom appare a Pepi quindi, è come una bambina dai grandi occhi e dalle grandi orecchie, che deve apprendere tutto del nostro mondo. E’ dotata di una evoluta CPU quantistica che le permette di assimilare, registrare e riprodurre l’intero spettro uditivo umano, oltre a infrasuoni ed ultrasuoni, che invece sono più comuni nel suo mondo. Perciò tende a ripetere le parole scandite da Pepi e dai suoi amici: fa il pappagallo perché sta letteralmente imparando il nostro linguaggio. Boom è in continua ricerca di differenti frequenze radio e alla scoperta di melodie, tonalità, suoni, effetti e strumenti, tant’è che il suo continuo e incontrollabile tuning crea comici effetti di disturbo. Una volta imparato il linguaggio umano è in grado però di formulare frasi, di capire situazioni complesse, di suggerire soluzioni e di empatizzare con le persone, come ad esempio quando dice ad Alex: “Boom aiuta Pepi!”.
Il sound design diventa così quasi un “language design”, perché gli interventi sonori di Boom completano la cifra stilistica del lavoro sul linguaggio digitale e giovanile contemporaneo. Si pensi ad alcune geniali intersezioni tra linguaggio e musica, come ad esempio il brano “Technologic” realizzato e diretto dai Daft Punk.
How did the radio’s role as “God of the Dance” manifest in cinematography, notably the final aerial shot?
Christian - Quando ho scritto la sceneggiatura l’idea del personaggio di Boom è piaciuta a tutto il cast, a tutti i collaboratori e in genere a tutte le persone di cui parlavo del progetto... Sono un grande appassionato di musica e ogni tanto dò un’occhiata sul web ad apparecchi, periferiche e gadget musicali, oltre che alle classifiche dei brani e news del settore. Mi attirano molto anche le etichette indie e i remix fatti dai dj, mi piace ascoltare come questi ultimi riplasmano in timbrica ed effetti il brano originale e ne danno una lettura personale. Penso che il remix sia un formato anche visivo e particolarmente adatto a cortometraggi ed episodi di serie tv. Ad esempio ammiro molto la tecnica del rotoscope, soprattutto quella utilizzata in alcuni film da Richard Linklater. Mi ricordo che stavo appunto guardando delle radio boombox sul web e mi è apparso davanti il modello che vedete nel corto. I grandi woofer, la linea ergonomica, i colori nero ed arancio erano già per me un oggetto di stile, nonché un richiamo a design e look degli anni 80-90 . Rispetto ad altre varianti e marche quella boombox sembrava veramente arrivare da un altro mondo, oppure da un videoclip coreografato dal grande Jamie King! Quindi l’ho subito acquistata! Boom è concepita a tutti gli effetti come un soggetto ultraterreno, uno spirito scanzonato ed irriverente che si presenta a Pepi (e a noi spettaori) in veste di radio boombox. Considero Boom una specie di “mutaforma digitale”, ma anche un perfetto “gancio” per il merchandising di prodotto, adatto ad adulti e bambini. Stiamo già sviluppando questa idea in termini crossmediali per la serie-tv […]
Alberto – Aggiungo a quanto detto da Christian che il personaggio di Boom non è solo ultraterreno in senso puramente narrativo, ma lo è anche sul piano strettamente filmico, ci ha dato la possibilità infatti di esplorare la potenza delle inquadrature in soggettiva (che Cecilia Ravasio ha eseguito con grande professionalità). Spesso vediamo il nostro mondo dagli occhi della radio con un effetto di disturbo di frequenza e ci è sembrato congruente con la narrazione descriverne la stranezza vista da fuori, da un punto di vista estraneo, alieno e proprio per questo quasi puro rispetto a quello umano. Boom, in fin dei conti, è simile a Pepi, non è altro che un’adolescente-bambina che cambia il suo punto di vista e diventa adulta: il geek un pò sfigato che assurge ad eroe. Nella sequenza aerea finale, la soggettiva di Boom (eseguita perfettamente da Sergio Amateis) e dove Boom vede senza frequenze di disturbo come un essere umano, ci ha permesso di rendere visivamente tutto il dolore del distacco da un’amicizia ma nel contempo la maturazione della stessa Boom. E subito dopo il sorriso di Pepi in primo piano fa capire allo spettatore il ruolo fondamentale che ha avuto questa nuova amicizia nel cambiare la prospettiva da cui la ragazza approcciava la vita. Così Boom diventa anche un acuto e originale punto di osservazione sulla realtà giovanile e adolescenziale contemporanea, il “Dio della Danza” che aiuta la ragazza a “ballare” la vita.
Luca – Una volta risolta al meglio la messa in scena della sequenza finale, ci si poneva davanti un dilemma narrativo: dove sarebbe andata Boom? E in un futuro sarebbe tornata da Pepi? Visto il buon successo del cortometraggio in vari festival indipendenti internazionali pian piano abbiamo iniziato a discutere di una serie tv che indagasse più approfonditamente i personaggi tratteggiati in Boombox, ne indagasse al meglio le relazioni, i conflitti, le paure e ne approfondisse i caratteri. Così Christian ha voluto rispondere aquesta domanda e ha ulteriormente sviluppato l’universo di Boombox inserendo negli otto episodi della serie nuovi, personaggi, nuove storyline e un plot che potremmo definire “mindblowing”.
What about the use of shaky cam, notably when Pepi is lying?
L’uso della camera a mano, quando Pepi mente, rimarca visivamente il contrasto tra il suo essere rigida e meccanica e l’atmosfera musicale che la circonda che invece risulta allegra, calda e fluida. Avevamo bisogno di rendere il nervosismo di Pepi con una ripresa più emozionale possibile e la camera a mano traduce visivamente tutto l’imbarazzo della ragazza in una situazione a lei sconosciuta e quindi poco congeniale. Questa idiosincrasia si scioglie poi in attimi carichi di stasi narrativa, dopo che la ragazza ha gettato Boom a terra. E’ giunto il tempo di riflettere, di ricordare, forse di amare. Solo la musica, ancora la musica, con il levare del tema di Boom e Pepi (realizzato magistralmente da The Bakers), può esprimere al meglio il significato connotato del nascente legame tra le due. Questo è anche il momento in cui Pepi trova in Felix e Alex due nuovi amici, il loro appoggio risulterà fondamentale per il suo processo di maturazione.
What did you find to be the most difficult challenge during filming?
Quando hai un’idea in mente, sia che tu voglia scrivere un romanzo, una poesia, una canzone o voglia realizzare un dipinto, un film o un’opera teatrale, dovrai sempre confrontarti con la scrittura, direi quasi con la purezza della calligrafia… In altre parole devi racchiudere quell’idea in una forma con cui la comunicherai agli altri. Scrivere è già vedere. Questa è la sfida. Ma è anche un’opportunità che possiamo cogliere oggi in forme nuove, grazie allo sviluppo dei social network, di una rete di festival indipendenti e delle rassegne online che moltiplicano esponenzialmente i canali di diffusione di un’opera. Quando scrivi e quando giri devi pensare in termini artistici ma anche crossmediali, devi predisporre una narrazione espansa ed espandibile, che aiuti il pubblico a “sbirciare” con curiosità da più punti di vista e prospettive la tua opera. Devi tenere in considerazione le tendenze dello storytelling. In sede di sceneggiatura ci siamo confrontati spesso con Simona Moraru, che ha un talento immaginifico innato e che riesce sempre ad aggiungere sfumature interessanti ai personaggi e alle situazioni narrative. Un esercizio che, ad esempio, un buon showrunner di serie-tv deve fare è sviluppare una trama orizzontale annodandone i fili, ma a mio parere, allo stesso tempo deve analizzare il prodotto da più punti di vista. E’ come applicare al materiale filmico la relatività di Einstein per conservare contemporaneamente il proprio punto di osservazione sul mondo e insieme porsi il problema di come vedrebbero lo stesso mondo altri osservatori da altri punti di vista. E’ quello che stiamo cercando di fare in modo innovativo nei prossimi lavori: nel corto Dreaming Vincent su Vincent Van Gogh e nella serie-tv di Boombox. Wim Wenders diceva: “I grandi film iniziano quando usciamo dal cinema”, questa frase oggi si carica di diversi significati connotati, legati al trionfo della serialità, all’evoluzione dell’industria digitale, al ruolo assunto dai creator nei social network, all’emergere di contenuti realizzati dall’Intelligenza Artificiale e in generale alla globalizzazione e alla complessità della società contemporanea. Oggi la sfida più grande per il cinema è descrivere in immagini questa complessità e riuscire a farlo ancora con gli occhi di un bambino.
Some directors have their cast do research for their roles, listen to playlists to inspire them, or even try some method acting. Did you ask the cast to do anything of that sort to prepare for the show?
Non ho un metodo preciso per “dirigere” un attore e neppure lo cerco… Come impostazione generale mi piacciono il metodo Stanislavskij e l’Actors Studio, ma apprezzo anche l’improvvisazione e in molti casi la spontaneità e la plasmabilità pasoliniane dell’attore non professionista. Per Boombox (e tutti i miei lavori precedenti) ho scritto le caratteristiche principali dei personaggi e consigliato la visione di alcuni film di riferimento. Per esempio il personaggio di Alex in Boombox è in parte ricalcato sulla Alex di Flashdance di Adrian Lyne, ma “immaginato” qualche anno dopo e con una sfumatura più grintosa e tecnologica, per il resto ho lasciato a Chiara Doria, che è anche cantautrice, presentatrice e cantante, piena libertà di esprimersi e di lavorare sul personaggio. Così Chiara ha donato ad Alex un accento sudamericano molto coerente con location, storyline e atmosfera. Per il personaggio di Felix, abbiamo invece lavorato molto sulle figure di ballo, grazie alla collaborazione degli insegnanti dell’Accademia Carma e la disponibilità di Fabiana Augelli (che interpreta la segretaria della scuola) che ha personalmente allenato Cristian Audino al ruolo. Più in generale, per dirla alla Nicolas Refn, mi attrae anche quel “brivido” che nasce dal girare in ordine cronologico senza troppe anticipazioni sul personaggio. Parlo molto con gli attori, ma senza rivelare loro “spoiler” e lascio spesso alla loro fantasia la risoluzione dei movimenti e dei dialoghi in scena. Li lascio “cadere” nel ruolo. Li correggo solo in fase di “atterraggio” e consiglio loro di godersi invece la “caduta”… Durante questo “precipitare” faccio ascoltare anche playlist musicali, spesso create, anche visivamente, per il progetto stesso.
Come detto Boombox è un’opera crossmediale, dove tutto ciò che è suono, rumore, linguaggio, musica ha un’ importanza capitale nel guidare la narrazione. Per chi volesse “espandere” la narrazione del corto, sul canale Youtube di Vision in Motion sono disponibili le classifiche dance stilate dalla radio Boom mese per mese, in formato shorts e stile Comic Book. A questo link potete ascoltarne l’ultima relativa a marzo 2023: https://www.youtube.com/watch?v=f9VVOF7Se8c&list=PLsJcVUCPuWc5tFfXMZbw7mdXg6LRepTg0 Anche questo è un modo originale di espandere narrazione e storytelling del progetto Boombox.
To your mind, what elements constitute a truly great film or show?
Nella mia esperienza, tra i molti fattori che costituiscono un ottimo film, il più importante è una buona scrittura. Ritorno sulla scrittura perché essa consente al regista di comunicare al meglio le sfumature dei personaggi, la loro evoluzione, i loro legami, le loro idiosincrasie, i loro sogni… Una scrittura fatta per il grande schermo, per il web o per piattaforme digitali mainstream deve indicare anche i movimenti di macchina, le note di regia, l’intercalare della colonna sonora, almeno in una prima forma embrionale. Meglio se la scrittura è curata dal regista stesso, magari in collaborazione con lo sceneggiatore, lo showrunner e il marketing strategist. Questo metodo permette in sede di produzione di partire insieme al cast ed alla crew da un punto di vista iniziale piuttosto coeso e di avere il tempo di sviluppare al meglio la messa in scena in sede di riprese. Inoltre permette di preparare al meglio già durante le riprese il materiale di backstage per la fase di brand advertising e social media marketing. E’ il lavoro che hanno fatto grandi talenti emergenti come il succitato Refn nella serie “Copenaghen Cowboy”, Audrey Diwan con “L’Evenement”, John Patton Ford con “Emily the Criminal”, Charlotte Wells nel capolavoro di sound design che è “Aftersun” o Ari Aster in “Beau is Afraid”, con il suo stile horror che però così tanto deve alle stralunate atmosfere animate di Wes Anderson. Tutti loro sono registi e sceneggiatori, sfoderano infatti uno stile compatto, stratificato ma elegante e quindi perfettamente riconoscibile. Nel loro caso una buona scrittura apre infiniti mondi, e non soltanto filmici…
Many thanks for this interview to Macoproject Film Festival --> https://macofilm.org
You can read the interview at this link --> Spotlight interview with the filmmakers behind 'Boombox'. (macofilm.org)